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Archivi delle etichette: corso di fotografia

Laboratòrio s. m. [dal lat. mediev. laboratorium, der. di laborare «lavorare»]


Cosa si fa in quei due giorni? Sono dei corsi? Ma sono per gente che sa già fotografare? Ma io non ho una gran macchina fotografica…

Invece che dire quello che i Laboratori di Metronom saranno, proviamo a fare un elenco di quello che non saranno, così non roviniamo la sorpresa.

Non saranno delle lezioni con uno dietro un tavolo che parla e scrive su una lavagna a fogli mobili, cioè, non c’è niente di male a fare delle lezioni così, ma noi non abbiamo una lavagna a fogli mobili.

Non saranno due giorni di approfondimento teorico e pratico sul sistema zonale. Se per caso uno non sa che cos’è il sistema zonale può iscriversi lo stesso e poi magari chiederlo, se gli interessa saperlo.

Non saranno un modo per evitare di leggere il libretto delle istruzioni di un apparecchio fotografico.

Non saranno giornate in luoghi ameni dell’Appennino emiliano tra i colori dell’autunno. I colori dell’autunno ci saranno, in caso servissero, anche al Parco Amendola che è qui di fianco.

Non saranno la gara a chi ha il teleobiettivo più lungo. O il gilè con più tasche.

Non saranno esercizi di fotografia di nudo artistico. Ci abbiamo pensato, ma sia Michele Buda che Marco Signorini non hanno mai fatto delle foto di nudo artistico e hanno avuto paura di non essere all’altezza.

Non saranno giornate di esercizi di fotoritocco. Per gli stessi motivi di cui sopra.

Non saranno un modo per imparare a ottenere più follower su Instagram,  like su Facebook o cambiare il vostro profilo su Linkedin. Comunque le foto che fate le potete poi usare come volete.

Fotografia e Sistemica


Pensando all’associazione di fotografia con sistemica non ho potuto fare a meno di visualizzare contesti circolari, di pensare a specchi che nascondono osservatori- terapeuti, insomma a consuetudini e metodi di cura e di ascolto che, sinceramente, mi han messo sulla difensiva.

Non credo e non ho mai creduto nell’”arte-terapia” così come nella “musico-terapia”, per quanto non si possano ovviamente nascondere le capacità e la forza anche terapeutica della creatività, senza bisogno di scomodare Jung o Eugenio Borgna.

E quindi che cosa mi si vuol dire, con seminario di fotografia sistemica, mi sono chiesta.

E allora ho girato la domanda ai partecipanti del seminario che si è svolto in METRONOM il mese scorso, una due giorni per fotografi professionisti e non, che ha raccolto commenti al limite dell’entusiasmo.

“E’ l’approccio “sistemico” al vedere e al rapportarsi con
una persona o con una situazione, che consente poi, una volta presa la
macchina fotografica, di fissare uno sguardo, un oggetto, un volume,
dentro un rettangolo limitato, che è la foto. Perché il succo è tutto
qui: riuscire ad essere presenti a quello che accade. La tecnica
fotografica in senso stretto quindi, arriva dopo e in un certo senso
ostacola più che aiutare.” Raffaele

“Sperimentare e confrontare nuovi punti di vista, capire come vedere lo scatto e
soprattutto sentirlo. Ecco. Forse ci sono riuscito. Spenderei due
parole anche per il docente. Piero ha la grande capacità di usare il
punto di vista di un appassionato. Trasuda il piacere di fermare
l’istante come pochi sanno fare. E lo sa trasmettere.” Angelo

“Il respiro è un momento intenso dove ritrovi l’equilibrio interno, ma
soprattutto riesci a mettere a proprio agio chi ti sta di fronte
guardandolo dal respiro e non dal giudizio.
Per concludere ho capito che la fotografia è vita, è armonia di
insiemi che la rendono viva.” Massimo

E quindi mi sono rasserenata. Ho capito che i veterani di Palo Alto e i vicini dell’ISCRA possono stare tranquilli, e che in METRONOM non si esercita nessun training al counseling relazionale, ma che si sperimenta, si condivide e soprattutto ci si confronta con se stessi e con gli altri, perché la fotografia, prima ancora che una tecnica, è un modo per comunicare.