La frequentazione di Parigi durante Paris Photo regala spunti a prescindere dalla fiera, peraltro sempre affollatissima nonostante l’upgrade della nuova sede del Grand Palais.
Ma partendo proprio dall’appuntamento clou non si può fare a meno di rendicontare su come gli stand degli editori fossero affollati di curiosi sì, ma con carta di credito in mano.
Crisi dell’editoria? Il libro d’arte non si vende? A giudicare dalla fila con transenne nello stand di Steidl non si direbbe. Complice un raffinato e curato catalogo editoriale, che alterna proposte di autori emergenti o curate edizioni di artisti affermati a oculati e commercialmente appetibili riscoperte, la casa editrice tedesca si conferma, se mai ce ne fosse bisogno, un punto di riferimento. E grazie a un serrato programma di booksigning stuzzica il collezionista seriale così come il “solo potenziale” acquirente, che raramente resiste all’idea del feticcio. E così tra una edizione limitata di Martin Parr “The protest Book” 1000 copie a 380 euro e una trilogia a colori di Eggleston, tutti in coda per una dedica d’autore.
Da contraltare all’ostentazione decisamente charmant del Grand Palais, la seconda edizione di offprint non tradisce le attese. Negli spazi essenziali ma funzionali la fiera si propone come luogo di incontro e presentazione per emergenti nel campo della fotografia e per editori indipendenti.
E’ quindi un piacere aggirarsi tra i banchi spartani delle aule-sale alla ricerca o alla scoperta di libri introvabili perché al di fuori delle logiche di grande distribuzione o semplicemente piacevoli scoperte.
Quindi il privatissimo Mum&Dad di Terry Richadson, omaggio parentale che non risparmia decadenza e sofferenza in un rigorosamente nero cofanetto per l’inglese Mörel Books, già presentato con onori e gadget di circostanza da Colette. O le edizioni giapponesi di abp passando per un territorio di riviste, sottobosco tutt’altro che di secondo piano.
Non manca la circostanza il ras tedesco Walter Konig e nemmeno la già citata Steidl con l’etichetta partner MACK. Non si fanno attendere quelli di selfpublish, cavalcando le difficoltà di promozione degli autori propongono un servizio più che dignitoso e di qualità.
E l’Italia? Non c’è traccia.
Eppure non è possibile pensare che non siano stati ammessi a partecipare. La tradizione italiana vanta iniziative editoriali indipendenti di tutto rispetto e come mancare allora un’occasione così ghiotta?